Lavabo o lavandino? Ti sei mai chiesto quali siano le differenze ? Si tratta di fatto dello stesso sanitario, che differisce se fa parte dell’arredo bagno o della cucina.
Ripercorriamo insieme la storia di questi due modi di chiamare la stessa cosa (ce n’è anche un terzo: lavello, e perfino un quarto, lavatoio).
Capire i motivi per cui abbiamo diversi termini per indicare questi sanitari è un modo per scoprire riti e momenti della vita quotidiana delle generazioni passate, e magari incorporarne alcuni elementi nelle nostre case e vite moderne.
La parola lavabo proviene da una serie di riti religiosi in cui era richiesta la presenza dell’acqua. Il lavabo quindi, almeno in origine, rappresentava semplicemente una vasca d’acqua (solitamente benedetta) in cui i fedeli realizzavano riti di purificazione, Sacramenti e anche il semplice gesto di fare il segno della croce entrando in chiesa. Lo racconta il celebre linguista Tullio de Mauro, che evidenzia come il lavabo fosse quindi più usato per il lavaggio delle mani, anche in contesti non religiosi, che per altro.
Infatti anche al di fuori del contesto sacro il lavabo rimane nel suo significato originario una vasca piena d’acqua. Ed ecco come distinguere facilmente tra lavabo o lavandino: il secondo ha un tubo di scarico che il primo non possiede. Da cosa nasce allora tutta la confusione su questi due termini? Dal fatto che, soprattutto in alcune zone d’Italia, i due termini vengono usati come sinonimi.
Ecco che un altro termine si inserisce nel vocabolario italiano per confondere ancora di più le idee dei parlanti: è lavello, il termine veramente corretto per indicare i sanitari. Infatti lavello o lavandino è una vasca collegata a un tubo di scarico e, nelle moderne abitazioni, all’impianto idrico nel suo complesso. La parola lavello non è più molto usata, perché sostituita a partire dalla Lombardia e poi in tutta Italia da lavandino.
Oggi tendiamo a usare lavabo, lavello o lavandino in maniera indiscriminata, un po’ perché la loro etimologia è andata perduta nel parlato quotidiano, un po’ perché alcune delle funzioni si sono sovrapposte. Come distinguere, per esempio, tra lavabo o lavandino, se entrambi sono delle vasche in cui ci si lava le mani e ormai quasi sempre collegati a uno scarico?
Grazie alla nostra lingua sempre in evoluzione e alla naturale necessità di rendere le parole il più possibile utili, oggi lavabo, lavello o lavandino hanno assunto una nuova categorizzazione. Eliminata la possibilità delle vasche prive di uno scarico o di uno sbocco esterno (ormai veramente scomparse quasi ovunque, tranne in pochi luoghi di campagna o edifici religiosi) la differenza si basa sulla collocazione in casa dei sanitari.
Si definirà quindi lavandino il sanitario inserito in bagni, doppi servizi, servizi pubblici o lavanderie; mentre il lavello è oggi quello della cucina. Anche se è comunque collegato al sistema idrico a norma di legge, è utile distinguerlo con un nome diverso per aiutare proprietari di casa, architetti e interior designer nelle fasi di scelta e installazione dei vari elementi della casa.
Oltre a quelli di cui abbiamo parlato, un oggetto simile ma ancora diverso è il lavatoio. A differenza di lavabo o lavandino, è una vasca molto profonda e spesso ha una parte inclinata. La sua conformazione deriva dalla sua funzione principale: lavare i panni a mano. Oggi gli elettrodomestici moderni rendono quasi nulla la necessità di lavare i capi a mano, ma in alcune case questo oggetto è ancora presente.
Lo si può usare infatti come elemento dal fascino vintage in un bagno di campagna o in una casa dallo stile shabby, perché ricorda la meraviglia di nonne e bisnonne che con una cura e una pazienza infinita svolgevano a mano tutte le faccende di casa. Anche se siamo tutti estremamente grati di avere le tecnologie adatte a lavare, asciugare e persino stirare i panni, è bello ricordare le nostre radici e le tradizioni campestri e rurali con cui sono cresciute le generazioni precedenti.
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